venerdì, 19 Aprile 2024
HomeAttualitàUcraina, la storia di Fidel: accolto in Italia, ma senza diritti

Ucraina, la storia di Fidel: accolto in Italia, ma senza diritti

Avvocata Arena segue caso a Carpi: "Niente tutele per non ucraini"

MODENA – Niente lavoro, né casa, né la possibilità di poter completare la facoltà di Medicina, iniziata cinque anni fa a Kiev: questa la condizione di Fidel Echeverria, un cittadino ecuadoriano di 25 anni che con l’inizio della guerra il 24 febbraio 2022, con altri milioni di persone, ha dovuto lasciare il Paese dove stava costruendo la propria vita.

Lo studente ha potuto mettersi in salvo trovando accoglienza in Italia grazie all’ong Mediterranea Saving Humans, che nell’ultimo anno ha compiuto più viaggi per trasferire in sicurezza e nel rispetto delle norma i profughi che avevano difficoltà a lasciare l’Ucraina.

Oggi Fidel è tra i migranti accolti nella casa parrocchiale della chiesa Madonna della neve di Carpi, in provincia di Modena, come riferisce all’agenzia Dire il parroco don Antonio Dotti: “Abbiamo messo a disposizione la nostra casa in risposta all’appello di Papa Francesco, che chiese di aprire le parrocchie ai migranti. Quando scoppiò la guerra in Ucraina, accogliere i non ucraini ci sembrò il modo più utile di contribuire”.

Ma per Fidel oggi la vita resta difficile. “Purtroppo non ha potuto ottenere il riconoscimento del percorso di studi universitari”, sottolinea don Antonio, “e anche la sua situazione legale è incerta. Non ha ancora un permesso di soggiorno o il codice fiscale”. Documenti, questi, necessari per accedere a vari servizi e avere la tessera sanitaria oppure la possibilità di stipulare un contratto di lavoro o dell’affitto di una casa.

A confermare questa situazione alla Dire è anche una delle avvocate che seguono il suo caso, Stella Arena: “Alcuni stranieri che risiedevano in Ucraina e hanno trovato ospitalità in Italia hanno incontrato maggiori ostacoli rispetto agli ucraini, perchè per motivi a noi ignoti il sistema non genera il codice fiscale” riferisce l’avvocata.

“Il Dpcm varato dal governo Draghi subito dopo lo scoppio dell’emergenza ha previsto poi solo per le persone dotate di passaporto ucraino la possibilità di ottenere la protezione temporanea, che assicura una procedura rapida e semplificata, con il codice fiscale generato in automatico in poche ore. La norma include anche i non ucraini, ma devono essere dotati di permesso di soggiorno ucraino permanente. Fidel però, in quanto studente, non ne era provvisto”.

Ciò ha impedito allo studente di medicina di accedere a tale misura. Per ovviare al problema, “con Fidel e la collega Monica De Virgilis- continua Arena- abbiamo deciso di richiedere la protezione speciale”. E’ un tipo di protezione già previsto dal Testo unico immigrazione, a cui può accedere chi dimostra di non poter fare ritorno nel proprio Paese di origine e di aver raggiunto un buon livello di integrazione nel Paese ospitante.

“Prevede tempi più lunghi ma ci è sembrata la strada giusta” sottolinea la legale, “dato che Fidel, avendo costruito già da diversi anni la sua vita in Ucraina, e quindi in Europa, ha diritto di restare in Italia e di vedersi riconosciuta la non opportunità di fare ritorno nel suo Paese d’origine”. Ma dopo mesi di attesa, la richiesta è stata respinta e Fidel è come abbandonato nel vuoto della burocrazia. “Al momento ha una ‘ricevuta’, ossia il titolo di soggiorno temporaneo, ma non un titolo di soggiorno definitivo” chiarisce Arena. “E il sistema incontra difficoltà a generare il codice fiscale, non capiamo il perché”.

L’Italia, osserva l’avvocata, che con De Virgilis segue altri stranieri nella stessa condizione di Fidel tra Modena e Napoli, “ha accolto i giovani come Fidel, ma di fatto non li ha riconosciuti a tutti gli effetti profughi di una guerra che ha stravolto le loro vite”. Quella di Arena è anche una promessa: “Continueremo la nostra battaglia legale, che è una battaglia per i diritti”.

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