REGGIO EMILIA – Comincia ed è subito rinviato il processo sulla presunta “appaltopoli” nel Comune di Reggio Emilia. Il dibattimento riprenderà il prossimo 21 dicembre a causa dell’incompatiblità, da loro stessi dichiarata, di due giudici del collegio. Si tratta di Giovanni Ghini e Cristina Beretti, che nella fase delle indagini preliminari sui presunti bandi pilotati del 2016 per un valore di circa 27 milioni, firmarono importanti provvedimenti di sostegno all’attività investigativa.
In particolare Ghini emise il decreto di autorizzazione alle intercettazioni delle conversazioni dell’ex dirigente del servizio legale Santo Gnoni, captate con “cimici” e un trojan nel suo telefono. Il materiale è l’architrave dell’impianto accusatorio della Procura, mentre per le difese dei 21 indagati è totalmente inammissibile. Beretti, invece, convalido’ il sequestro cautelare dei documenti prelevati dalla Guardia di Finanza direttamente negli uffici di piazza Prampolini.
Tecnicamente, l’attuale presidente del tribunale reggiano potrebbe restare al suo posto, ma ha deciso di fare per opportunità un passo indietro. Nei prossimi due mesi, quindi, si dovrà formare un nuovo collegio giudicante, tenendo conto dei criteri di anzianità dei giudici che regolano l’assegnazione dei processi. A presiederlo sarà probabilmente Donatella Bove, oggi giudice a latere.
Questa mattina in aula, dove nessun imputato era presente, si è costituita parte civile la società “Baby e Job, srl”, che si era aggiudicata uno degli appalti incriminati – quello per la gestione dal 2016 al 2019 dell’asilo nido “Maramotti” per un valore di 850.000 euro – per poi vedersi revocare l’affidamento assegnato alla cooperativa “Panta Rei”. L’avvocato Liborio Cataliotti che difende Santo Gnoni sottolinea infine con soddisfazione un altro aspetto.
Nella lista dei testimoni chiamati a deporre dalla Procura – tra loro anche il primo cittadino Luca Vecchi e l’ex sindaco Graziano Delrio – manca il nome di Domenico Romaniello, ingegnere, che gli stessi Pm avevano incaricato come consulente per le indagini. “Per conto della Procura – ricorda Cataliotti – Romaniello aveva sostenuto l’irregolarità e dei bandi (quattro) o delle relative procedure. Ma c’è un principio latino che dice ‘iura novit curia’, che vuol dire che il diritto è competenza dei giudici”.
Insomma “non si poteva demandare ad un ingegnere, con tutto il rispetto per la sua professionalità, la valutazione della giuridicità di atti amministrativi”. Conclude Cataliotti: “Era davvero sorprendente quanto avvenuto nella fase delle indagini preliminari e ora credo che anche la Procura se ne sia avveduta”.