Corruzione, in carcere l’ad di Iren Paolo Emilio Signorini

L'ex presidente dell'Autorità portuale è finito in manette insieme al governatore Giovanni Toti in un'inchiesta della procura di Genova

REGGIO EMILIA – L’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale amministratore delegato di Iren, Paolo Emilio Signorini, è stato arrestato e portato in carcere con l’accusa di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio.

Insieme a lui è finito in manette per corruzione il presidente della Regione, Giovanni Toti che attualmente è ai domiciliari. Al centro dell’indagine di questo presunto sistema corruttivo c’è, secondo gli inquirenti, Aldo Spinelli, noto imprenditore portuale destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale, accusato di corruzione nei confronti del governatore Toti.

Nei confronti di Signorini, Aldo Spinelli e il figlio Roberto, il gip ha disposto anche il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per 570.000 euro, ritenuti profitto dei reati di corruzione contestati.

Secondo la procura di Genova, il gruppo avrebbe messo in piedi un sistema di favori sotto forma di tangenti che hanno sostenuto, di fatto, il governo politico. Tra le operazioni sotto la lente ci sarebbero concessioni di aree portuali, come quella legata al Terminal Rinfuse, ma anche pagamenti occulti di spazi pubblicitari, come il maxi cartellone luminoso sul grattacielo più alto di Genova e dove spesso è apparsa la scritta Esselunga.

Al governatore Toti si contesta di avere accettato da Aldo Spinelli e Roberto Spinelli le promesse di vari finanziamenti e ricevuto complessivamente 74.100 euro a fronte di più impegni: quelli di “trovare una soluzione” per la trasformazione della spiaggia di Punta Dell’Olmo da “libera” a “privata”; agevolare l’iter di una pratica edilizia relativa al complesso immobiliare di Punta Dell’Olmo di interesse di degli Spinelli e pendente presso gli uffici regionali; velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent’anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova S.r.l. (controllata al 55% dalla Spinelli.) pendente innanzi al Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, approvata il 2 dicembre 2021.

Tra gli inquisiti, in diversi filoni d’inchiesta guidati da sei diversi pubblici ministeri e coordinati dal capo della procura Nicola Piacente, anche l’attuale capo di gabinetto della Regione Matteo Cozzani: è accusato del reato di “corruzione elettorale”, con l’aggravante del fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova.

Gli altri nomi sono quelli di Mauro Vianelli, presidente dell’Ente Bacini, Roberto Spinelli, figlio dell’imprenditore Aldo, Venanzio Maurici (sindacalista della Cgil), Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa: gli ultimi tre sono il collegamento nell’ambito della criminalità organizzata.