REGGIO EMILIA – Nel mercato delle case in affitto a Reggio Emilia, domanda e offerta corrono su binari paralleli che non si incontrano. E’ quanto emerge da una ricerca commissionata dal Comune al dipartimento di comunicazione ed economia di Unimore, curata con due colleghi dal docente di sociologia Matteo Rinaldini. Lo studio, realizzato negli ultimi mesi del 2023, indaga le ragioni della presenza dei 3.000 alloggi sfitti fotografati dal Pug (piano urbanistico generale) in città, e conferma una tendenza spesso denunciata in questi anni dagli addetti ai lavori, come i sindacati degli inquilini. A ingessare le locazioni sono da un lato persone giovani in cerca di un alloggio che non lo trovano pur essendo disponibili a pagarlo e, dall’altro, proprietari anziani che scelgono volutamente di non mettere sul mercato i loro appartamenti.
In dettaglio l’analisi, svolta attraverso questionari messi a punto con 15 enti ed associazioni che si occupano del tema abitativo, ha ottenuto riscontro da un campione di 472 proprietari immobiliari e 172 cittadini in cerca di una sistemazione. Un primo dato emerso dalle risposte dei 139 proprietari che hanno deciso di non affittare il loro immobile è che questo si trova più di frequente nello stesso stabile in cui risiedono, diversamente da quanto avviene per i proprietari di casa presenti sul mercato.
Non si tratta poi di immobiliaristi: l’80% possiede solo un immobile vuoto oltre a quello in cui abita e solo il 10% più di due. Per oltre il 50% i proprietari che non li affittano hanno ottenuto gli alloggi in eredità e questi sarebbero in teoria “pronti” per la locazione. Il 26% è infatti semiarredato e il 62% lo è del tutto. Invece il 20% degli appartamenti sfitti lo è da più di un anno e il 35% da oltre tre. Chi decide di non affittare non ha avuto nel 27% dei casi nessuna esperienza negativa in precedenza e motiva la scelta (dice il 21% del campione) sostenendo di non trovare inquilini economicamente affidabili, oppure di non volersi accollare rischi, di non avere le risorse per sistemare gli alloggi e metterli a norma per l’affitto e infine per ragioni “personali” come volerli preservare per i figli.
La “molla” che spingerebbe il 47% dei proprietari di immobili sfitti a cederli in locazione riguarda maggiori garanzie di poter rientrare in possesso della loro proprietà in caso di morosità. Sul fronte di chi cerca una casa, invece, il 60% ha almeno un figlio e il 30% una certa urgenza legata a sfratti o scadenze di contratto imminenti o necessità di trovare un contratto con canoni più sostenibili. Quasi a pari merito, chi cerca una casa lo fa perché vuole rendersi autonomo e in secondo luogo a seguito di una separazione. Il 41% delle persone intervistate sta cercando da oltre un anno.
Pur essendo disposti a pagare cifre mensili rilevanti (anche 500 euro) i potenziali inquilini subiscono infine la diffidenza dei proprietari perché hanno figli (che rendono più difficile un eventuale sfratto, ndr) o per la loro “origine”, trattandosi di cittadini italiani figli di immigrati stranieri. “Reggio Emilia ha in realtà una percentuale di immobili vuoti tra le più basse a livello nazionale ma è chiaro che il problema abitativo è molto pressante, per cui anche 3.000 sono troppi”, dice l’assessore comunale con delega alla Casa Lanfranco De Franco.
“Siamo preoccupati – continua De Franco – perchè vorremmo che questi alloggi fossero messi a disposizione ma la ricerca ci dà dei margini su cui lavorare”. Ad esempio “attraverso il patto per la casa della Regione, di cui il Consiglio comunale ha di recente approvato il regolamento attuativo, potremmo intervenire sopratutto su quella quota di proprietari che dice che la casa ha bisogno di lavori offrendo un incentivo economico alla sistemazione”, conclude De Franco.
Secondo Matteo Rinaldini “Reggio Emilia non è l’unica città con questo problema ma c’è una richiesta alta e urgente di reperire un alloggio in affitto a prezzi decenti e questa è efffetivamente una criticità che può radicalizzarsi”.