REGGIO EMILIA – Salirà dell’1,1% il numero degli occupati nelle province di Parma, Reggio Emilia e Piacenza, mentre il tasso di disoccupazione scenderà dal 5,1 al 4,1%. contemporaneamente, il valore aggiunto generato nelle tre province crescerà dell’1,1%, trainato dalle costruzioni e dai servizi.
Sono questi i dati migliori attesi per l’economia dell’Emilia occidentale, così come emergono dalle elaborazioni della Camera di Commercio dell’Emilia sulla base degli scenari di previsione dell’economia locale messi a punto da Prometeia.
“Siamo sostanzialmente in linea – spiega Stefano Landi, presidente dell’Ente camerale – con le previsioni che riguardano sia l’Emilia-Romagna che l’Italia (in entrambi i casi è previsto un incremento del valore aggiunto dell’1,2%), sebbene vi siano segnali di preoccupazione per un calo delle esportazioni (-3,4% a valori concatenati) che non ha riscontro né a livello regionale (dove è prevista stabilità), né a livello nazionale, dove è prevista una crescita dello 0,3%)”.
“Il rallentamento degli scambi con l’estero – prosegue Landi – peserà soprattutto sull’agricoltura e sull’industria, settori per i quali è previsto un calo del valore aggiunto che si attesta al 2,3% per il settore primario e a -1,8% per la manifattura”. Un 2023 in chiaroscuro, in sostanza, che vedrà crescere soprattutto le costruzioni (+4,5%) e i servizi (+2,5%), “anche se – osserva Landi – sulle esportazioni riteniamo ancora possibile un miglioramento del risultato evidenziato dalle previsioni di luglio”.
LE PREVISIONI PER L’ECONOMIA REGGIANA
Il valore aggiunto atteso a fine anno in provincia di Reggio Emilia è allineato a quello previsto per l’Emilia occidentale: un +1,1% che, a luglio, conferma sostanzialmente la previsione dello scorso aprile e si associa ad una buona crescita attesa per le esportazioni. Dopo il risultato record del 2022 (13,8 miliardi), infatti, gli scambi con l’estero sono indicati in crescita del 4,5%, un dato che migliora le previsioni di aprile (+2,6%), risulta largamente superiore a quello previsto a livello nazionale (un modesto +0,3%), lontano dalla crescita zero prevista per l’Emilia-Romagna e in netta controtendenza rispetto a quello dell’Emilia occidentale (-3,4%).
“Si conferma in questo modo – sottolinea il presidente della Camera di Commercio dell’Emilia, Stefano Landi – la forte propensione del sistema imprenditoriale reggiano agli scambi internazionali, ma la buona crescita dell’export non sembra in grado, almeno ad oggi, di compensare le difficoltà che stanno vivendo i due comparti più presenti sui mercati internazionali, vale a dire industria e agricoltura”.
Le preoccupazioni di Landi trovano conferma in previsioni che danno il valore aggiunto del comparto primario in diminuzione del 3,2% nel 2023 (le previsioni di aprile parlavano di un -2,3%) e quello dell’industria in calo dell’1,5%.
“In queste analisi – sottolinea Landi – si evidenziano gli elementi di criticità che anche recentemente abbiamo evidenziato a proposito dell’andamento dell’industria, che anche rispetto alle previsioni di aprile (l’indicazione era un +0,7%) vede peggiorate le sue prospettive; stiamo un po’ meno peggio dell’Emilia-Romagna e dell’Italia nel loro complesso (in entrambi i casi le previsioni sono di un calo del 2,3% del valore aggiunto), ma è evidente che l’aumento dei costi di produzione e del costo del denaro stanno appesantendo un comparto che è il primo a scontare anche la complessa situazione internazionale, con forti tensioni politico-economiche e un’Europa tutta alle prese con tassi in sensibile aumento sia per il credito ordinario che per gli investimenti”.
L’analisi delle prospettive dei diversi comparti evidenzia previsioni ancora positive per le costruzioni, con un valore aggiunto previsto in crescita del 5,0% e in ulteriore aumento rispetto alle previsioni dello scorso aprile (+3,5%). Migliori prospettive, sempre rispetto alle indicazioni emerse pochi mesi fa, anche per i servizi, per i quali è prevista una crescita del 2,5% (il dato era fermo a +1,3% ad aprile).
Buone, infine, le previsioni per l’occupazione. “Il numero degli occupati – osserva Landi – dovrebbe salire dell’1,2%, e questo è prevedibile si traduca in un riduzione del tasso di disoccupazione dal 4,2% del 2022 al 3,5% a fine 2023”. Un risultato che andrà ad associarsi ad un incremento del 5,3% del reddito disponibile delle famiglie reggiane.