Ucraina, Zuppi: “Risolvere guerre non con le armi è priorità cristiana”

Il presidente della Cei a Bologna tra enciclica, Giovanni XXIII e Costituzione

BOLOGNA – “Dobbiamo dotarci di strumenti che possono risolvere i conflitti che non siano le armi”. Lo evidenzia il presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi, oggi nella sede Cisl di Bologna per il dialogo “Pacem in terris, lavoro, Costituzione”, in occasione del 60esimo anniversario della promulgazione dell’enciclica Pacem in terris di papa Giovanni XXIII e del 75esimo della Costituzione. Per il cardinale, è un’occasione di ribadire il “no” alla guerra in Ucraina e il “no” alle armi. Ma cos’hanno in comune la Costituzione e l’enciclica di Giovanni XXIII?.

“Sicuramente – nota Zuppi a margine del convegno- hanno in Comune l’articolo 11, sul ripudio della guerra. Per certi versi è lo stesso coagulo, la stessa consapevolezza alla base del nome enciclica. E, come l’enciclica, l’articolo 11 indica la necessità di entità sovranazionali capaci di risolvere inevitabili conflitti. L’enciclica non ha una visione ingenua, non dice ‘è tutto bello’, ma riconosce che ci sono conflitti. E, come la Costituzione, aveva chiaro- è l’esempio del cardinale- che il nucleare poteva e può portare alla distruzione dell’umanità. L’enciclica indica quindi la pace come una priorità per i cristiani. Dobbiamo avere la stessa consapevolezza oggi”.

Aggiunge poi Zuppi, senza scordare di rivolgere un particolare pensiero a chi è stato aggredito, sull’Ucraina: “Penso che la vittoria sia la pace, mentre chi è in guerra dice ‘io voglio la vittoria perché quella è la mia pace’. Spero sempre che sia il contrario, ecco, ossia che la pace sia la vera vittoria. E qualcuno può anche pensare che la pace sacrifichi la giustizia, ma io penso di no: è vero anche che la giustizia senza la pace resta una tragedia”.

Il presidente della Cei si inoltra poi in un parallelo tra la guerra in Ucraina e quella nell’ex Jugoslavia, registrando “dinamiche molto simili, per certi versi”. In tutto questo, continua l’arcivescovo di Bologna, “la Costituzione è importante perché ci aiuta a capire le cose della nostra casa comune, dove c’è tanta ispirazione e tanta ispirazione cristiana, che ci unisce nell’affrontare i problemi. Tanti oggi si rifanno agli anni in cui è stato preparato il nostro futuro, appunto gli anni del dopoguerra. Ora che siamo nel dopo-pandemia e anzi dentro alla pandemia della guerra, siamo chiamati a rivivere lo spirito della Costituzione per rispondere alle sfide della nostra bellissima casa comune, che è l’Italia e che è l’Europa”.

Non può mancare un messaggio di accoglienza, quindi, a favore dei migranti e degli ultimi: “L’accoglienza prepara il futuro e non c’è futuro senza accoglienza, quando ci si chiude si vive di passato. Il problema è quello di un’accoglienza nella sicurezza, nella stabilità. Con regole che diano sicurezza, appunto, a chi accoglie e a chi è accolto. È la sfida- rimarca Zuppi- cui dobbiamo dare una risposta da trent’anni”.