martedì, 23 Aprile 2024
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Sanità, i sindacati: “Preoccupati per la situazione in Regione”

Cgil, Cisl e Uil: "Serve il personale per garantire la qualità dei servizi e i diritti dei dipendenti"

REGGIO EMILIA – I sindacati si dicono molto preoccupati “per la situazione della sanità in Emilia-Romagna” e dicono che “serve il personale per garantire la qualità dei servizi e i diritti dei dipendenti”.

Scrivono Cgil, Cisl e Uil: “Preoccupazione che nasce dalle mancate risposte alle nostre istanze per il riconoscimento delle risorse necessarie alla valorizzazione del personale e soprattutto rispetto alla garanzia della sicurezza e della qualità dei servizi del nostro servizio sanitario e dei diritti contrattuali dei dipendenti. Infatti sicurezza, qualità e diritti devono necessariamente prevedere, tra le priorità, la completa sostituzione del personale cessato per pensionamento o per dimissioni volontarie, le stabilizzazioni di tutti coloro che ne hanno i requisiti e i rinnovi dei contratti a tempo determinato. Al contrario, da mesi, nelle aziende sanitarie queste necessità non vengono garantite per produrre risparmi di bilancio su indicazione della Regione”.

Continuano i sindacati: “Oggi sulla sanità bisogna investire, anche con nuovi modelli organizzativi ma non tagliare sul personale. Ferie accumulate insieme a migliaia di ore di straordinario, che rimangono patrimonio inalienabile dei dipendenti, impossibili da pagare e da recuperare fanno infatti il paio con tempi di attesa per le prestazioni specialistiche ambulatoriali e chirurgiche in aumento e tempi di permanenza nei pronto soccorso ormai diventati inaccettabili. Viene spesso sbandierato da parte dell’assessorato alla Sanità, il saldo del personale assunto dal 2018 ad oggi, pari a +7.300, ma la vera considerazione da fare è che se per 15 anni si è tagliato sulle assunzioni, in realtà chi è stato stabilizzato o assunto, viene impiegato per lo più a “rattoppare gli organici” e a ristabilire quella presenza di personale per garantire l’assistenza di qualità vanto della nostra Regione. Assunzioni che sono state necessarie anche per garantire gli organici “integrativi” (che per i non addetti ai lavori sono coloro che sostituiscono malattie, ferie, permessi a vario titolo) che purtroppo oggi sono all’osso, o addirittura assenti; ad esempio nel 70% dei casi, le lunghe assenze, come le maternità o le malattie di lungo periodo, non vengono sostituite”.

Secondo Cgil, Cisl e Uil un “altro dato da evidenziare, è che per mettere in pratica quanto previsto per la riorganizzazione della sanità territoriale, da Decreto Ministeriale 77/2022, si dovranno assumere nella nostra Regione: dai 1.500 ai 2.300 Infermieri di Comunità, per le Centrali Operative Territoriali 270 infermieri e circa 67 altre figure tra personale sanitario/amministrativo, per gli Ospedali di Comunità circa 639 infermieri – 426 OSS – 142 fisioterapisti, ed infine almeno 800 infermieri e 600 OSS oltre che psicologi e altre professionalità per trasformare le Case della Salute in case di Comunità. Quindi se servono più persone è lecito chiedersi per quale motivo la Regione sta bloccando il turn over? Non si potrà certo pensare di garantire servizi aggiuntivi e funzionalità di strutture finanziate dal PNRR riducendo gli organici, sapendo che chi prende in carico e cura le persone non sono i muri ma il personale”.

Dopo diversi solleciti Cgil, Cisl e Uil sono stati convocati il 7 marzo dall’assessore Donini, ma in vista di quella data, “proprio perché non accetteremo ancora risposte prive di contenuti reali e fattivi, abbiamo deciso di riprendere un percorso vertenziale unitario e condiviso tra livelli territoriali e regionali proprio per evidenziare quanto per noi, e soprattutto per le donne e gli uomini che rappresentiamo, quell’incontro sia determinante”.

Una mobilitazione che vedrà i sindacati coinvolti a livello territoriale nelle aziende sanitarie: venerdì 3 marzo con la distribuzione di materiale che spiegherà la grave situazione che si sta delineando e martedì 7 marzo con lo svolgimento di presidi di protesta, concludendosi poi con una conferenza stampa regionale l’8 marzo, nella quale daranno e risultanze dell’incontro che si sarà svolto in assessorato, e delle decisioni scaturite in merito.

E concludono: “Lo diciamo sin d’ora: senza risposte vere valuteremo come proseguire la nostra mobilitazione”.

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