BOLOGNA – Se ormai è assodato che l’abuso di alcol è seriamente dannoso per la salute, un consumo moderato di vino ha invece un ruolo protettivo, specialmente se abbinato a corretti stili alimentari. Lo dimostrerebbero i risultati della review ‘Moderate Wine Consumption and Health: A Narrative Review’, pubblicata sulla rivista internazionale Nutrients. La ricerca è stata presentata questa mattina nella Sala Zuccari del Senato, nell’ambito del convengo ‘Bere Mediterraneo.
Gli effetti sulla salute di un consumo moderato di vino’, promossa dal senatore della Lega Gian Marco Centinaio. La pubblicazione evidenzia le differenze fra vino e altre bevande alcoliche nella modulazione delle vie biochimiche e dell’espressione genica dei componenti bioattivi, che conferma che il vino, se consumato moderatamente, non solo non aumenta il rischio di malattie cronico-degenerative, ma è anche associato a possibili benefici per la salute, soprattutto se inserito in un modello di dieta mediterranea.
Una ricerca che, secondo il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, “ha il merito di fornire un quadro chiaro e organico sugli effetti positivi del vino sulla salute umana. Questo solido appiglio scientifico ci consentirà infatti di tutelare con maggiore efficacia il vino e, con esso, l’intera dieta mediterranea in ambito europeo e internazionale, a fronte degli attacchi che continuano a subire dai Paesi nordici e dalle stesse istituzioni di Bruxelles”.
“Bisogna difende un modello, un prodotto in quanto tale. Dobbiamo difendere le nostre produzioni ma anche la salute. E noi pensiamo che sia giusto contrastare il bere eccessivamente. Ma non lo stigma sul vino. Perché la bottiglia di vino va guardata nel suo complesso, in tutti i suoi elementi”, ha detto il ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida. A margine dell’evento il ministro ha poi aggiunto che il “vino è un prodotto che dà benessere, basta guardare il nostro modello di vita e il nostro approccio alla salute, che ci viene invidiato in tutto il mondo a tal punto da rendere la nostra dieta mediterranea patrimonio dell’UNESCO”.
Frutto dell’impegno di un gruppo di ricercatori indipendenti e afferenti a diverse istituzioni accademiche italiane, la review ha avuto come obiettivo quello di rivalutare, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche, la relazione che sussiste tra tipo e dose di bevanda alcolica consumata rispetto alla riduzione o all’incremento del rischio di malattie.
Per la valutazione del consumo moderato del vino e gli effetti sulla salute, il pool di ricercatori ha selezionato 24 studi scientifici, tramite ricerche su banche dati di letteratura scientifica (PubMed, Scopus e Google Scholar), pubblicati tra il 2010 e il 2022. In particolare, 8 studi riguardavano le malattie cardiovascolari, 3 il diabete di tipo 2, 4 le malattie neurodegenerative, 5 il cancro e 4 la longevità. Quello che ne è risultato è un lavoro che descrive davvero il vino a 360 gradi, non solo per quanto riguarda la sua relazione con le principali patologie del nostro tempo (malattie cronico degenerative), ma anche perché descrive la sua relazione con la dieta Mediterranea, fornisce elementi di viticoltura e discute gli aspetti biochimici alla base degli effetti positivi dei nutraceutici che esso contiene.
Il vino, infatti, è un’alchimia di proprietà uniche, con una composizione ricca e originale in termini di polifenoli e antiossidanti e un’associazione protettiva tra il consumo di vino da basso a moderato e le malattie cardiovascolari, il diabete di tipo 2 e i disturbi neurologici.
Proprio il lavoro di analisi dei dati clinici sugli effetti del vino consumato in quantità moderata, ha fatto rilevare come a tali livelli di assunzione i rischi siano contenuti, mentre i benefici evidenti, soprattutto se inserito in un modello di dieta mediterranea. Il vino, infatti, è considerato una bevanda distintiva della dieta mediterranea che contribuisce ai suoi benefici per la salute, con alcune delle vie biologiche suggerite che coincidono proprio con questo stile alimentare. Un ‘modo mediterraneo di bere’ legato alla longevità, dunque, che prevede un’assunzione moderata di vino in età adulta soprattutto durante i pasti, e che potrebbe rappresentare il modo migliore per diminuire gli effetti tossici dell’etanolo e contemporaneamente aumentare le difese antiossidanti/disintossicanti grazie all’effetto sinergico di un’ampia gamma di componenti bioattivi in grado di modulare le difese dell’organismo e proteggere dalle malattie croniche/degenerative.
In occasione del Convegno è stata annunciata anche la nascita dell’Istituto per la Ricerca su Vino, Alimentazione e Salute. La nuova Istituzione, presieduta da Luigi Tonino Marsella, Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università di Roma Tor Vergata, si propone di promuovere e facilitare la diffusione della conoscenza e dell’informazione di temi riguardanti la Dieta mediterranea e il consumo moderato e consapevole di vino, in rapporto ad una corretta alimentazione, alla salute e al benessere della popolazione, salvaguardando e valorizzando la cultura del territorio.
L’Istituto stimolerà ricerca, approfondimento, confronto e partecipazione tra accademici, Istituzioni, settore e professionisti del settore sanitario per educare in modo trasparente i consumatori e fare cultura su vino, alimentazione e salute.
Il gruppo di ricercatori che ha partecipato alla ricerca è formato da Silvana Hrelia e Marco Malaguti, Dipartimento di Nutrizione Umana dell’Università di Bologna; Laura di Renzo, Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università Tor Vergata di Roma; Luigi Bavaresco, Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali Sostenibili dell’Università Cattolica S.
Cuore di Piacenza; Elisabetta Bernardi, Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Ambiente dell’Università di Bari e infine Attilio Giacosa, Dipartimento di Gastroenterologia e Nutrizione Clinica del Policlinico di Monza.