Acqua, la gestione va ad Iren: ma il controllo è pubblico

Nel 2024 è prevista una società mista che attuerà l'esito del referendum 2011

REGGIO EMILIA – In provincia di Reggio Emilia si appresta a debuttare un nuovo modello, unico in Italia, di gestione dei servizi idrici attualmente in capo (in concessione) ad Iren. E’ prevista infatti a gennaio 2024 la nascita di “Arca” (Azienda reggiana per la cura dell’acqua), società mista a controllo pubblico che li fornirà per i successivi 17 anni. Nello specifico, il 60% delle quote della nuova società saranno di Agac Infrastrutture, proprietaria delle reti acquedottistiche e partecipata da tutti i 42 Comuni del territorio provinciale.

Il restante 40% andrà a Ireti, società del Gruppo Iren, individuato come “partner operativo” di minoranza a seguito di una complessa procedura di gara indetta da Atersir nel 2018, che ha visto la multiutility spuntarla sul colosso A2A. L’appalto sulle infrastrutture idriche – quasi 5.000 chilometri di tubi da monitorare e manutenere più 51 acquedotti esclusi gli impianti del Comune di Toano – valeva 1,2 miliardi (Iva esclusa). In questo modo i sindaci reggiani hanno inteso rispondere, dal 2015, alla volontà popolare espressa nel referendum del 2011, quando il 98% dei cittadini votò per la ripubblicizzazione dell’acqua.

Riportare il servizio a gestione diretta (cosiddetta “in house”) avrebbe però portato le amministrazioni locali ad un esborso insostenibile di 300 milioni per riappropriarsi della concessione. Da qui, esclusa anche la possibilità di indire una nuova gara d’appalto “semplice”, la decisione degli enti locali di perseguire la “terza via” messa a punto con la consulenza del giurista Giuseppe Caia. Le gestione operativa dei servizi, che di fatto resta nelle mani di Iren, comporta tuttavia alcune sostanziali novità.

Innanzitutto, osserva il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi “si ottiene un rafforzamento enorme del controllo pubblico sul servizio, che sarà svolto da una società di cui i Comuni sono soci”. Nella gara era poi previsto che il partner operativo investa 480 milioni nei 17 anni di concessione e Iren si è impegnata ad anticiparne 80 nei primi 10 anni. Inoltre sarà sostituito il 3% delle reti, circa 100 chilometri, ammodernando anche i tratti in cui, ad oggi, non sno presenti sensori che evidenziano le perdite occulte.

Migliorando così, in tempi di siccità e cambiamenti climatici, i dati già positivi della provincia reggiana dove viene “sprecato” circa il 22% dell’acqua contro il 32% a livello nazionale. Arca, infine, “assorbirà” i circa 200 lavoratori attualmente impiegati per Iren nel servizio idrico. Per la nascita della nuova società, questa dovrà ora essere approvata entro aprile dai Consigli comunali. Insomma, commenta ancora Vecchi, “sperimentiamo per la prima volta un modello innovativo a cui anche altri Comuni guardano con interesse”. E le tariffe, peraltro regolate da un Autority, “non aumenteranno”, chiude il primo cittadino.

Nico Giberti, presidente del Consiglio locale di Atersir, sottolinea in vantaggi “ecoambientali” perché “avere ogni anno un mese di siccità impone di tutelare una risorsa che sarà sempre più preziosa e gli investimenti previsti vanno in questa direzione”. Gianni Vittorio Armani, ad e direttore di Iren, aggiunge che “gestione del servizio idrico integrato di Reggio Emilia già oggi è un esempio di eccellenza a livello nazionale e ci impegneremo a ridurre ulteriormente le perdite di rete scendendo fino al 15% entro il 2030 e favorire il riutilizzo e l’uso consapevole della risorsa, così da fornire risposte concrete ai sempre più attuali problemi di scarsità d’acqua”.