REGGIO EMILIA – Il Lambrusco Reggiano conquista il ‘Washington Post’, il quotidiano più antico e diffuso della capitale statunitense. Lo fa celebrando il ‘Vecchio Moro’ – prodotto dall’azienda agricola condotta da Paola Rinaldini – che, dopo essere stato definito negli scorsi mesi dal quotidiano britannico The Independent come “il miglior Lambrusco al mondo da abbinare con i salumi e il Parmigiano Reggiano”, ora si aggiudica un ulteriore riconoscimento internazionale.
Il lusinghiero giudizio è uscito da poco in un articolo incentrato sui vini migliori per brindare in occasione delle festività. “Di solito non si pensa allo spumante rosso per brindare alle feste, ma perché no? – inizia la lusinghiera recensione redatta da Dave McIntyre, giornalista specializzato nella categoria Food -. Il Lambrusco è economico e si abbina magnificamente con carni affumicate o stagionate, come i salumi che vediamo in così tante feste. Questo esemplare del Vecchio Moro è un po’ rustico in senso buono, con lo scricchiolio delle foglie autunnali sotto i piedi e una brezza fredda che porta un accenno di fumo di legna dal fuoco in attesa di riscaldarci quando arriviamo a casa”.
“Sono molto orgogliosa di queste parole che descrivono perfettamente l’anima di un Lambrusco caratterizzato da uno spirito antico e una visione contemporanea – sorride Paola Rinaldini -. La prima bottiglia di Vecchio Moro è del 1996, centenario della nascita di mio nonno Giuseppe detto ‘Il Moro’. E non a caso è il vino che meglio identifica la famiglia Rinaldini”. È ottenuto con pratiche tradizionali “ma con tecnologia moderna, nel pieno rispetto dell’uva e della salubrità del consumatore – si addentra nelle caratteristiche -. Rosso carico impenetrabile e dalla spuma cremosa. All’olfatto si percepiscono sentori della mora e di prugna matura. La bocca è dolcemente piena del vinoso nettare, con un finale dai vellutati tannini, che seduce e sorprende per la grande pulizia ed equilibrio. È un Lambrusco tradizionale, ispirato a quello che si beveva nelle osterie reggiane dei primi del Novecento. La nostra filosofia è di fare vini con spirito tradizionale ma con un’anima elegante e moderna, rivolti al mercato nazionale ed internazionali”.
La ‘Rinaldini Paola Az. Agricola Moro’ – associata CIA Reggio – è stata fondata alla fine degli anni sessanta dal papà Rinaldo Rinaldini, che all’epoca gestiva con la famiglia un rinomato ristorante, in cui vini e salumi erano prodotti artigianalmente e dove venivano serviti i piatti più autentici della cucina emiliana. Ancora oggi l’attività ha mantenuto il suo carattere familiare. A gestire infatti l’intero ciclo di trasformazione, dall’uva alla bottiglia, se ne occupa Paola con il marito Marco Melegari e il figlio Luca, quest’ultimo è inoltre responsabile della cura dei vigneti. La cantina è stata ricavata da un’antica cascina del 1884 che sorge al centro dei vigneti. La produzione deriva esclusivamente dai loro vigneti estesi per 15 ettari dove trovano dimora diversi antichi vitigni, condannati altrimenti all’estinzione. In pochi anni, la famiglia ha dimostrato, come da terreni e viti maltrattate dai produttori e dimenticate dai maestri della cultura enologica, possano nascere veri miracoli. Come appunto il ‘Vecchio Moro’ che dalle tradizionali osterie del nostro territorio è andato alla conquista degli Usa.
“Il lusinghiero giudizio del Washington Post è l’ennesimo riconoscimento internazionale per l’azienda agricola Rinaldini che produce ottimi vini che tutto il mondo ci invidia ed è anche stata insignita in Campidoglio della Bandiera Verde CIA – conclude Lorenzo Catellani, presidente CIA Reggio -. Ma oltre a essere un premio all’ottimo lavoro dell’impresa agricola, è un riconoscimento anche al nostro territorio e alla nostra agricoltura che ogni giorno investe su prodotti di qualità che devono essere tutelati e sempre più valorizzati”.