Sanità, la Regione tappa un buco da 880 milioni: conti 2022 in ordine

Donini e Calvano: "Stato assente, mancano 440 milioni per il Covid e 250 per le bollette"

BOLOGNA – Con uno sforzo da 880 milioni di euro l’Emilia-Romagna riuscirà a chiudere in pareggio anche nel 2022 il bilancio della sanità regionale. Una manovra straordinaria, che va a ripianare le spese sostenute sia per il Covid sia per il rincaro dell’energia, e che compensa le mancate risorse tanto attese e tanto richieste, ma mai arrivate da parte dello Stato. Nel complesso, nell’ultimo triennio la Regione Emilia-Romagna ha fatto fronte un miliardo di euro di spese in più a causa della pandemia. L

a Regione ci tiene però a precisare che “già oggi il disavanzo previsionale sarebbe nettamente inferiore”, pari a 190 milioni di euro, se l’Emilia-Romagna potesse contare sui 440 milioni attesi dallo Stato come rimborso per la gestione della pandemia, e non ancora corrisposti, a cui si aggiungono 250 milioni legati all’aumento dei costi energetici. Secondo le stime delle Ausl emiliano-romagnole, per chiudere in equilibrio il bilancio regionale serviranno complessivamente 880 milioni, di cui 500 milioni sono già stati individuati dalla Regione utilizzando accantonamenti, residui di bilancio, fondi resi disponibili tramite diversi decreti governativi, nuove risorse in entrata.

Il resto sarà recuperato “entro la fine dell’anno- afferma la Regione- con una serie di misure già programmate in ambito nazionale e regionale sul fronte delle compensazioni economiche, oltre che da una stretta gestionale delle singole aziende”. Infine, a garanzia dell’equilibrio finanziario delle aziende sanitarie, la Giunta Bonaccini sta anche “approntando ulteriori misure cautelative sul bilancio extra-sanitario, da attivare in caso di estrema necessità laddove il nuovo Governo non corrispondesse pienamente alle misure già attuate l’anno passato”. Una specie di fondo cuscinetto, insomma.

A fare il punto sono gli assessori regionali alla Sanità e al Bilancio, Raffaele Donini e Paolo Calvano, oggi in commissione in Regione. “Anche nel 2022 raggiungeremo il pareggio di bilancio- spiegano Calvano e Donini- attueremo una serie di interventi straordinari che ci consentiranno di recuperare i fondi necessari”. Ma, avvertono gli assessori, “sia chiaro che non può continuare così. E’ il terzo anno consecutivo che interveniamo, con le nostre risorse, per far fronte ai mancati ristori del Governo, che non coprono le spese straordinarie sostenute per contrastare la pandemia. Spese cui si è aggiunto l’aumento del costo dell’energia, per il quale non è previsto ristoro. In tre anni la Regione Emilia-Romagna ha speso un miliardo in più per fronteggiare la pandemia”.

Al Governo Meloni, dunque, “chiediamo di intervenire con urgenza- mandano a dire Donini e Calvano- faccia intendere se crede nella sanità pubblica, perché nessuna Regione è in grado con le proprie forze di sostituirsi allo Stato. Noi vogliamo continuare a fare fino in fondo la nostra parte per sostenere e migliorare la nostra sanità pubblica, ma Governo e Parlamento devono fare la loro”.

Secondo gli assessori dell’Emilia-Romagna, il Fondo sanitario italiano dovrebbe essere “adeguato al livello degli altri Paesi europei”. Il Governo, inoltre, dovrebbe “garantire anche un sostegno per fronteggiare l’aumento dei costi delle bollette, che non colpiscono solo i cittadini e le imprese, ma anche le istituzioni pubbliche, in particolare le strutture ospedaliere e i servizi sociosanitari”.

L’Emilia-Romagna, rivendicano Donini e Calvano, “ha una sanità pubblica più grande e performante del resto del Paese. Non a caso il Pnrr ha preso a riferimento proprio il nostro sistema sanitario regionale, e da tanti punti di vista, per rafforzare l’intero sistema sanitario nazionale. E’ stato così per le case di comunità, un quarto delle quali oggi sono qui, per l’assistenza domiciliare, qui il target fissato è pressoché già raggiunto, e per la modernizzazione digitale, a partire dal fascicolo sanitario elettronico già pienamente operante nella nostra regione, solo per fare tre esempi. Ma questo sistema a forte e prevalente sanità pubblica deve essere salvaguardato e sostenuto, se non vogliamo creare strutture vuote di personale o smantellare, in modo surrettizio, i servizi ai cittadini. Per questo chiediamo coerenza al Governo e al Parlamento, a partire dalle stesse scelte contenute nel Pnrr”.